Stai pensando a un weekend last minute in zona red carpet? Ecco le nostre dritte.
Mercoledì apre la 79ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. E si parte subito col botto, grazie al film horror targato Netflix, White Noise, di Noah Baumbach con Adam Driver e Greta Gerwig. Poi sarà tutto un brulicare di Cate Blanchett e Timothée Chalamet, Shia LaBeouf e Anthony Hopkins, Javier Bardem e Penelope Cruz. Tante stelle, che orbiteranno attorno a una stella ancora più grande: Venezia. Un luogo di incanto. Quasi un ossimoro urbano, capace di offrire al visitatore cinefilo tantissime opzioni per ammazzare il tempo fra una proiezione e l’altra.
La prima fra tutte la visita alla Biennale d’arte con la grande mostra internazionale Il latte dei sogni curata da Cecilia Alemani (labiennale.org). Quale occasione migliore di una pausa cinematografica per visitare le opere sparse tra le Corderie dell’Arsenale, il Padiglione Centrale ai Giardini e le decine di Padiglioni Nazionali dislocati fra Giardini, Arsenale e vari punti della città? A queste poi vanno aggiunte le mostre collaterali. Tre, per noi, sono da non perdere per nulla al mondo (ma ce ne sarebbero almeno il triplo): la retrospettiva dello scultore anglo-indiano Anish Kapoor alle Gallerie dell’Accademia e a Palazzo Manfrin, dove aprirà la Anish Kapoor Fundation; la grande mostra di Anselm Kiefer che ha preparato un nuovo ciclo di dipinti pensati appositamente per Palazzo Ducale e l’emozionante e struggente antologica open-end della pittrice sudafricana Marlene Dumas a Palazzo Grassi. Chi invece alle sculture e alle installazioni contemporanee preferisce il buon vecchio gioco del pallone, nei giorni del festival del cinema, può fare un salto alle fondamenta di Sant’Elena dove, nella spettacolare cornice dello stadio Penzo, il 3 settembre il Venezia Calcio sfida il Benevento.
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Ma andiamo per gradi. Chi sbarca in Laguna dovrà pur dormire da qualche parte. Dato che il Lido in questi giorni di festival è off limits, ecco alcune valide alternative. Il primo hotel a cui fare riferimento è Casa Flora, una sorta di social hub nato grazie all’intraprendenza dell’hotelier Gioele Romanelli (proprietario di altri due alberghi a Venezia l’hotel Flora e l’hotel Novecento) che, all’interno di un palazzo nobiliare veneziano, ha dato vita ad un luogo contemporaneo dominato da linee eleganti e oggetti di design (casafloravenezia.com).
Altro indirizzo da segnare col circoletto rosso è Combo. Si trova all'interno dell'ex Convento dei Crociferi a Cannaregio, ad una manciata di passi dal Rialto e dallo storico mercato del pesce. Offre le soluzioni più disparate, tutte in chiave design: si va dalla camera singola fino al mini appartamento. Una delle chicche della struttura il grande chiostro convertito in un luogo multitasking in cui vengono allestiti dj-set, mostre e aperitivi open air (thisiscombo.com).
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La terza location è più glamour: si chiama Palazzo Experimental e si trova in zona Fondamenta delle Zattere, nel Sestiere di Dorsoduro. Unisce gusto contemporaneo e linee pulite, ed è stato realizzato all’interno di una struttura quattrocentesca grazia al magic touch della designer francese Dorothée Meilichzon. 32 stanze in tutto, dove il postmoderno incontra il gotico grazie all’uso sapiente di materiali come il marmo e il legno e di colori ispirati alla città (it.palazzoexperimental.com).
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Anche per mangiare Venezia offre esperienze davvero trasversali. Ci sono ad esempio i bacari, che sfornano cicchetti a getto continuo accompagnando ettolitri di prosecco e spritz rigorosamente al Select (per le sarde in saor andate da Fiore, nei pressi di Campo Santo Stefano, mentre per le polpette di carne c’è Ca’ d’Oro Alla Vedova in Strada Nuova). E ci sono decine e decine di ristoranti veri e propri. Fra gli indirizzi più amati dai locals c’è La Zucca, tempio vegetariano amato anche dai carnivori, situato vicinissimo a uno dei luoghi più poetici e meno battuti della città: Campo San Giacomo da l’Orio. Il locale ha solo 35 coperti (è infatti difficilissimo trovare posto), ha pareti rivestite in rovere, cucina a vista e offre un menù con piatti di verdura di stagione (da provare il flan di zucca con ricotta affumicata e pinoli) (lazucca.it).
Anche il ristorante Anice Stellato merita una visita. Situato a Cannaregio (in una zona ricca di locali per aperitivi), questa gastro-osteria un po’ funky - come l’ha definita di recente il Daily Telegraph - offre un menù dove la cucina tipica veneziana incontra sorprendenti sperimentazioni esotiche (in diversi piatti non mancano zenzero e coriandolo) e contemporanee. Speciale è anche l’offerta del Riviera, locale aperto sul canale della Giudecca recuperando un antico fondo convertito in bar negli anni 50. Si tratta di una location per onnivori, dove tutto è impeccabile: il servizio, l’ospitalità del padrone di casa e ovviamente il menù. Da non perdere gli antipasti crudi di mare che si sciolgono in bocca; il risotto ai calamari e il piccione al cacao e nocciole (ristoranteriviera.site). Ps- se riuscite prenotate un tavolo all’esterno: è proprio qui alle zattere che si ammira il tramonto più struggente di Venezia.
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L’indirizzo enogastronomico del momento è però Glam, ristorante della residenza cinquecentesca di Palazzo Venart in Calle trono a Santa Croce. Il menù è firmato dallo chef stellato Enrico Bartolini (qui rappresentato in modo sontuoso dallo chef residente Donato Ascani). Si può scegliere la carta à la carte che cambia stagionalmente, ma i menu degustazione (a partire da € 120) sono decisamente più eccitanti (palazzovenart.com).
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Per chi invece, una volta finita la scorpacciata di film al Lido, volesse vivere un’esperienza a tutto tondo dove natura, enologia e ottima cucina si incontrano deve spingersi un un po’ più in là. Ben oltre Piazza San Marco. Deve attraversare la laguna nord veneziana e raggiungere l’isola di Mazzorbo, un luogo completamente fuori dai principali circuiti turistici, tra orti coltivati a “castraure” (saporitissime primizie del carciofo) e casette colorate. E’ qui che si trova la Tenuta Venissa, che coltiva un preziosissimo ed eroico vitigno autoctono veneziano che da secoli sfida acqua e sale: la Venissa appunto (solo 3500 bottiglie prodotte ogni anno). Da queste parti Francesco Brutto e Chiara Pavan interpretano gli ingredienti locali tra pesce, verdure coltivate nel giardino del ristorante ed erbe spontanee, creando una cucina non solo d’avanguardia, ma per certi versi commovente e magica come un film (venissa.it).
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