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Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica, apre il cahier de doléances:
«Primo: in aprile il parlamento ha approvato il decreto energia con procedura d'urgenza, ovvio poiché il problema energetico è sotto gli occhi di tutti e se ne discute ampiamente. Ebbene, siano quasi a luglio e mancano ancora i decreti attuativi per rendere applicabile quanto esso prevede. Alla faccia dell'urgenza. Mi chiedo se al governo si rendano conto di cosa comportano per le aziende, ma anche per i cittadini, questi ritardi inammissibili.
Secondo: possediamo giacimenti di gas sotto il mare e sotto terra e ancora non vedo né la corsa a verificare dove si trovano nuovi giacimenti né a incrementare quelli esistenti. Andiamo in giro per il mondo a chiedere e comprare gas, aspettiamo le due navi-rigassificatrici promesse (ma il 30% del gas trasportato se ne va durante il trasporto) però accanto a tutto questo è un delitto non utilizzare il gas che abbiamo mentre, tra l'altro, dall'altra parte dell'Adriatico aumentano perforazioni ed estrazioni. Anche in questo caso c'è tanto bla-bla ma di fatti concreti assai pochi, salvo poi, quando gli italiani rimarranno al freddo, correre a estrarre, peccato che le trivelle non andranno in moto da un giorno all'altro.
Terzo: va fissato un tetto europeo al prezzo del gas, è un guaio che ancora non si sia provveduto. La speculazione finanziaria ha determinato il mal funzionamento del mercato e quindi sono giustificati provvedimenti eccezionali per cercare di rimettere un po' d'ordine. Ma stiamo giocando col fuoco, bisogna scrollare l'albero dell'Europa e varare al più presto il provvedimento.
Quarto: serve un deciso pragmatismo nel processo di decarbonizzazione mentre assistiamo ad un dibattito nel parlamento europeo spesso ammantato dall'ideologia. È necessaria una riforma del sistema delle Emission Trading (le quote di Co2) per tutelare imprese e lavoro proprio in quei settori che, come la ceramica italiana, hanno investito in maggior misura nelle tecnologie ambientali più avanzate e che, paradossalmente, risultano essere quelli maggiormente colpiti da un sistema sempre più condizionato dagli effetti della speculazione finanziaria. Tutti concordano che il sistema non funziona. Allora sospendiamolo e poi riformiamolo. Non andiamo avanti in questo modo agonizzante e penalizzante.
Cinque: siamo colpiti, oltre che dall'abnorme aumento dei costi, dalla mancanza di infrastrutture. Sono più di 50 anni che aspettiamo i 20 chilometri di collegamento tra Sassuolo e l'Autobrennero (a Campogalliano), presidenti del Consiglio e ministri hanno promesso e ripromesso, c'è il progetto, ci sono i fondi, non si riesce a procedere e ad aprire i cantieri, con i tir che continuano a girare per strade provinciali e di campagna. I nostri concorrenti spagnoli in poco tempo hanno realizzato un moderno collegamento ferroviario tra Castellòn (il loro distretto ceramico) e il centro d'Europa. Noi siamo fermi da mezzo secolo per 20 chilometri di bretella».
Tante nuvole e tante rimostranze poi, però, l'identikit del settore è in buona salute, nonostante la guerra in Ucraina, l'impennata dei costi, l'inflazione, il mal funzionamento della politica. Gli imprenditori della piastrella sono degli eroi? «Niente eroi, ma gran lavoratori», risponde Savorani. «Le nostre arrabbiature sono un po' preventive, quando vediamo che gli investimenti vanno altrove perchè qui il contesto non è favorevole ci rimaniamo male. Mettiamo sul tavolo i problemi per spronare a risolverli, prima che sia troppo tardi. Ma guardi che non voglio passare per pessimista. I numeri del 2021-2022 sono buoni, qualche economista prevede un calo della domanda nella seconda parte dell'anno, per fortuna non vediamo segnali di questo tipo».
Già, i numeri. Il comparto ha 273 aziende che fatturano 7,5 miliardi, di cui 5,5 miliardi dall'export (2021), con 26.500 dipendenti. Il fatturato è aumentato del 16% sul 2020 e anche per quest'anno si pronostica una crescita a doppia cifra, avvicinandosi ai 500 milioni di metri quadrati di piastrelle prodotte. Dice Savorani: «Andiamo bene perché in tutto il mondo c'è più attenzione al bene-casa dopo il lockdown e oggi anche per via della borsa che scende. Perciò la domanda sostenuta ci ha consentito di ritoccare, seppur di poco, i listini. In Italia le vendite di piastrelle lo scorso anno sono cresciute del 9,2%, dopo che da 5 anni c'era il segno meno. La punta dell'iceberg sono i borghi di montagna rimessi completamente a nuovo, il lockdown e lo smart working hanno spinto molte persone fuori dalle città, in luoghi più aperti e gradevoli. In città le case sono state abbellite o ci si è trasferiti in location più grandi. Il bonus 110% ha favorito tutto questo ma non è stato decisivo e anzi ritengo che una sua riforma sarebbe utile».
Come stanno reagendo le imprese alla carenza di materie prime? «Ho appena firmato in qualità di presidente dell'associazione», risponde, «un documento con società tedesche che si sono impegnate ad aumentare e a consegnarci il 30% in più di argilla, di cui noi abbiamo assicurato l'acquisto. Si tratta di un contratto pluriennale. Stiamo cercando di sopperire al venir meno delle imprese ucraine. D'altra parte la materia prima è per noi fondamentale ed è drammatico dovere lottare per averla».
Una ventina di aziende hanno dovuto ridurre la produzione per mancanza di materie prime e per l'insostenibilità dell'aumento dei costi. Spiega Savorani: «Il gas naturale avrà una extra bolletta annua per l'intero settore di 900 milioni di euro contro i 100 milioni precedenti, i pallet in legno sono già aumentati del 224%, i cartoni per imballaggio del 180%, mentre i noli marittimi hanno quintuplicato il prezzo. La possibilità di trasferire sui prezzi questi aumenti ha oggettivamente dei limiti e sta creando fortissime tensioni nella marginalità aziendale. Viviamo una fase in cui la domanda dei nostri prodotti sta tenendo e stiamo, paradossalmente, attraversando una crisi dal lato delle forniture e dei costi di dimensioni inimmaginabili».
Domanda: il governo potrebbe fare di più? Risposta: «Ci aspettiamo di più. Il governo ha destinato risorse importanti a famiglie ed imprese per contrastare il caro energia, che però riducono solo del 12% l'incremento annuo stimato per la ceramica. Tali misure hanno peraltro regolato i primi due trimestri ed è necessaria una loro proroga fino a fine anno. Sul versante degli interventi strutturali, fondamentale è la previsione di ottenere 2,2 miliardi di metri cubi nell'estrazione nazionale, da destinarsi a prezzi equi ai settori gas intensive maggiormente esposti alla concorrenza internazionale, anche se risultano poca cosa rispetto ai 20 miliardi di metri cubi annui del 1995. Questo deve essere un nuovo punto di partenza per un più ampio utilizzo delle risorse nazionali. Non è più tempo di promesse».
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